Musica Nuove Uscite

Gabriele Mitelli O.N.G. – Crash

Maria Ponticelli

CRASH è il nuovo album del trombettista bresciano Gabriele Mitelli che in occasione di questo suo ultimo disco ha usufruito della collaborazione dei musicisti Enrico Terragnoli (chitarra elettrica), Gabrio Baldacci  (chitarra elettrica baritono) e Cristiano Calcagnile  (batteria).

Sembra avere le idee chiare Mitelli, perché nelle sue esecuzioni musicali riesce a muoversi con disinvoltura in un fraseggio incessante in cui gli strumenti si rincorrono senza soluzione di continuità né ricerca di coerenza. È d’altra parte prerogativa dell’improvvisazione jazz quella di tuffarsi nell’ignoto e, ciononostante, proseguire con fare sicuro in una dimensione in cui tutto è ancora da scrivere.

Mitelli però sembra aver pensato e strutturato ad hoc il percorso di ascolto dell’intero album, preferendo tre lunghe suite a più tracce singole, e le stesse composizioni sembrano ordinate secondo un criterio logico di preparazione – compimento. La scelta delle suite è probabilmente dovuta al fatto che una composizione strumentale più lunga lascia maggiore spazio all’improvvisazione e alla libertà d’espressione che, in questo caso, si traduce in vera e propria bulimia creativa.

Come in uno stream of consciousness, l’ascoltatore è quindi catturato da un vortice di suoni e condotto tra improvvisazioni jazz e incursioni noise, rock e punk fino a smarrire la strada del ritorno.

Val la pena quindi girare il calice e annusare i profumi speziati del buon vino per riuscire ad apprezzare le commistioni di genere e le sfumature stilistiche delle esecuzioni virtuose di Mitelli e del quartetto tutto.

La prima suite è intitolata Frequency ed accoglie l’ascoltatore con il fare ostile del noise per quasi due minuti, prima di lasciare che la tromba faccia la sua comparsa sulla scena nel tentativo di assecondare il mood della intro. Segue a ruota la batteria che non aspetta istruzioni, sa già cosa fare, e introduce un’ esecuzione ritmica accattivante che il quartetto riesce subito a fondere con la successiva ricomparsa di Mitelli che stavolta si cimenta in un assolo. La tromba si addentra così in una zona d’ombra per poi risalire e liberarsi in un lungo  dialogo con la batteria che chiude l’intera suite introduttiva dell’album.

Con fare impertinente si apre Rush, i 22 minuti che compongono il secondo tempo del disco.

È soundstorming: tromba e batteria corrono all’impazzata, prima in direzioni diverse poi l’una alla ricerca dell’altra finchè non soggiunge una meravigliosa chitarra elettrica che mette tutti a tacere per un po’. Distorsioni, fughe, ricongiungimenti armonici, l’improvvisazione in questo disco è garanzia di continuo stupore e… quando tutto sembra mescolato al punto giusto la tromba, alla Buster Keaton, viene fuori dalla mischia a e si avvia da sola verso un altro atto.

Meno incisiva rispetto alla chitarra elettrica è la presenza, in questa suite, della chitarra elettrica baritono che nei suoi pochi secondi di comparsa, tuttavia, non passa certo inosservata.

Del resto sono tante le sorprese in questa suite; dopo tanta musica prettamente strumentale, arriva inaspettata la voce di Mitelli che omaggia Lindo Ferretti e i CCCP riarrangiando A tratti in una veste più baritonale e con strascichi di space music sul finale. Si chiude così la parte centrale del disco, in maniera inaspettata ma sicuramente piacevole.

Take off: l’ultima parte è il decollo dell’intero lavoro.

Durante l’introduzione ciascuno strumento pare sia intento ad andare per la sua strada fino a quando chitarra elettrica e tromba non si accordano all’unisono, per ritornare poco dopo a quello che sembra un isolamento strumentale ma che, in realtà, è una perfetta sintonia realizzata in base ad un tipico schema di improvvisazione jazz, condito in questo caso da contaminazioni di genere del tutto sperimentali.

Ed in pieno stile sperimentale – a tratti avantgarde – in questo quartetto la chitarra elettrica baritonale sostituisce il basso e si esibisce in una performance di picconate con le quali si apre un varco in cui vanno a inserirsi distorsioni elettroniche e ancora, immancabilmente, noise.

Il tutto si risolve in un nuovo assolo di tromba che è capace di polarizzare l’intera composizione facendoci passare in poco tempo dalla rissa al conteggio dei danni in un’atmosfera da day after.

Che dire? Non ci si annoia di certo ad ascoltare O.N.G. CRASH. Mitelli ci propone un album dinamico dove non si risparmiano colpi di scena e acrobatici virtuosismi.

D’altra parte la vivace copertina, insieme ad un titolo criptico di cui non ci è dato sapere di più, la dicono lunga sull’imprevedibilità di un disco che non esaurisce la sua identità nella definizione “jazz improvisation” ma si assume la responsabilità di andare oltre e di farlo bene.



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