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Festival Mauro Rostagno: diritti, scena, periferia. Intervista a Rosario Mastrota

Lucia Madonnini

La terza edizione del premio intitolato a Mauro Rostagno si è trasformato in un vero e proprio festival omonimo dedicato all’attivista vittima della mafia. Riscatto, memoria, giustizia sociale, lotta alle mafie e contro ogni forma di discriminazione sono stati i temi centrali di questa inedita edizione in corso a Roma che si conclude domani, 24 novembre. Gli eventi del festival hanno avuto luogo in due teatri della periferia capitolina: la sala di ÀP, l’Accademia Popolare dell’antimafia e dei diritti, ospitata all’interno dei locali dell’IIS Enzo Ferrari di Cinecittà-Don Bosco, e il Teatro Biblioteca Quarticciolo.

I 24 eventi organizzati e ideati da Associazione daSud e Compagnia Ragli, con il contributo del Ministero della Cultura, hanno messo in scena una proposta ampia e ricercata per un pubblico di appassionati e amanti del teatro ma anche una line-up per gli spettatori più giovani delle scuole. Spazio viene dato anche alla musica con il concerto di Gianfranco De Franco, che ha presentato il suo nuovo album “Stellar Sunset”, presentato domenica 21 novembre.

Domani, mercoledì 24 novembre è già sold out lo spettacolo del Teatro dei Borgia, che si esibirà con un’esperienza on the road, Medea per strada, che vuole scuotere lo spettatore attraverso il racconto di una donna finita a prostituirsi per amore.

Abbiamo avuto l’occasione di poter dialogare con il direttore artistico Rosario Mastrota, per farci raccontare l’identità di questo nuovo festival.

Oderstrasse

Sta per volgere al termine la prima edizione. Quali erano le aspettative principali e cosa vi ha spinto a realizzare questo progetto?

Si tratta di un festival tradizionale, quindi composto da spettacoli teatrali serali, incontri e laboratori. È stata proprio l’essenza di Mauro Rostagno, la sua ricerca di libertà, questo suo essere rivoluzionario contro il potere della malavita organizzata, questo suo impeto, a guidarci nella realizzazione di questa prima edizione. Tutto il palinsesto del festival ruota intorno alla sua figura, fonte di ispirazione per tutti gli spettatori, con la speranza di affascinare i più piccoli, ma anche per gli organizzatori. Le mie aspettative, e di tutto lo staff, sono alte: ognuno ha dato il massimo e il festival è stato organizzato nei minimi dettagli, a regola d’arte. Visto il periodo che stiamo vivendo, la prima preoccupazione è stata quella di convincere le persone a entrare in un teatro. La missione è di provare a portare la cultura nella vera periferia romana, quella che conosce veramente il significato della malavita, coinvolgendo i ragazzi partendo dall’istituto Ferrari. Il tutto è partito dal voler riqualificare la biblioteca della scuola, trasformandola in un luogo di incontri di arricchimento culturale all’interno del quartiere.

Questa prima edizione del festival dedicato a Mauro Rostagno si è svolta presso la sala teatro di ÀP e il Teatro Biblioteca Quarticciolo. I due luoghi sono stati scelti per poter avvicinare il pubblico più giovane all’arte teatrale e a temi più profondi come quelli per cui Mauro Rostagno si è battuto?

I primi a essere stati direttamente coinvolti sono i ragazzi, poi gli abitanti del quartiere. La missione della Compagnia Ragli è proprio quella di portare un teatro che sia luogo sia di comunicazione che di educazione, adatto a diverse fasce di età di pubblico. Infatti, ben quattro spettacoli sono stati pensati esclusivamente per le scuole. Il fine ultimo del festival è di combattere tutte le forme di mancanza culturale dei più giovani, per poterli avvicinare alla bellezza data dall’istruzione.

Quale identità ha voluto dare al festival e come l’ha realizzato?

Questo festival ha un valore importante: in questo periodo, in cui i teatri chiudono, dove c’è difficoltà ad andare in scena, noi ci siamo inventati un festival e vogliamo assolutamente farlo crescere, anche negli anni a venire. L’intento è quindi quello di proseguire, andare avanti, farlo diventare una manifestazione riconoscibile a livello nazionale. Per descrivere l’identità basta leggere il nome, la figura di Mauro è e sempre sarà il fulcro della manifestazione e dovrà essere conosciuta e riconosciuta in tutto il Paese. Bisognerà raccontarla, come è sempre stato fatto nelle edizioni dei premi precedenti. Noi vorremmo porre in primo piano il rispetto di tutti i diritti, non soltanto quelli riferiti alla malavita organizzata, ma a tutti quelli che difendono l’essere umano in quanto tale, attraverso una modalità narrativa che strizzi l’occhio, che avvicini il più possibile il pubblico più giovane.



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