Arti Performative

Fausto Paravidino // I vicini

Renata Savo

Al Teatro Piccolo Eliseo di Roma, Fausto Paravidino, insieme a un cast eccezionale di attori, ha portato in scena I vicini, commedia a tinte noir, dove la paura dei vicini di casa alimenta una realtà che assume le sembianze di un incubo grottesco


 

«Ho visto i vicini». Pausa.

Greta informa il suo compagno, con cui convive. Una frase normale, un’espressione normale, che suscita nel secondo una reazione anomala, riconducibile a una sorta di fobia contemporanea, per la quale si sta bene finché si resta protetti dal guscio domestico, a patto che non sopraggiungano loro, i vicini. L’invasione dello spazio privato riservato alla quotidianità da parte del vicino, che più di altri, e prima di tutti, conosce turbolenze e affinità di chi abita dall’altro lato del muro, richiede l’esercizio di inutili formalità. Bisogna mostrarsi sempre compiacenti e presentabili, e all’occorrenza utili. D’altra parte, il mito dell’«l’erba del vicino» sempre più verde del proprio giardino trova la sua ragione d’esistere in un timore impronunciabile, l’esito di un’avversione inconscia verso l’Altro, uomo o donna, della porta accanto.

Fausto Paravidino, autore teatrale italiano tra i più interessanti del nostro tempo è anche tra i pochi di cui oggi si possa apprezzare senza remore l’estremo realismo delle scenografie. Non poteva essere altrimenti per una pièce, I vicini, che ha come punto di partenza, e di arrivo, ciò che avviene all’interno di un’abitazione, anzi due: una a vista e l’altra nascosta. Nella fattispecie, intorno a un salotto moderno ricostruito in ogni sua parte, lo sguardo completa con l’immaginazione le zone che s’intravedono in parte – una cucina, il pianerottolo condominiale, la porta d’ingresso dell’appartamento accanto – come un montaggio cinematografico di inquadrature che citano il fuoricampo, che la mente sa ricostruire.

Il realismo di Paravidino qui, però, è tutt’altro che ortodosso: viene felicemente contraddetto dal testo, che impone di pensare al reale come alla composizione di una fotografia e del suo negativo. La verità e la menzogna sono due risvolti della stessa stoffa che nelle sue lacerazioni mostra tutta l’incoerenza, l’irrazionalità, che muove i rapporti umani.

La scrittura di Paravidino è vita accostata all’inconsistenza razionale del sogno, oppure, di un incubo grottesco. Ma sarebbe riduttivo parlare di surrealismo, perché al di là dell’abuso del termine, nonché della scorrettezza filologica, definire surreale questo spettacolo non esaurirebbe completamente la varietà di tonalità che la caratterizzano. E lo stesso vale per la retorica formula del teatro dell’assurdo. I personaggi di Paravidino solcano il terreno dell’ignoto, un terreno alimentato da una molteplicità di stimoli e di generi diversi: dalla commedia noir, al thriller, allo stile di David Lynch, a Samuel Beckett, a Harold Pinter, alla drammaturgia contemporanea argentina incarnata da autori come Rafael Spregelburd, che nelle loro opere ridefiniscono continuamente i confini tra realtà e finzione, insinuando dubbi sull’attendibilità di quanto viene affermato.

Ne I vicini tutto ruota intorno a due coppie e alla graduale distorsione dei caratteri di ciascun personaggio. Se inizialmente è il compagno di Greta (Fausto Paravidino) a nutrire diffidenza verso la coppia di vicini, preferendo starne alla larga, e l’incontro viene favorito dalla sua smemorina, fragile e lunatica donna – interpretata da una superlativa Iris Fusetti – successivamente diventa il compagno il motore dell’incontro con i vicini; incontro che però non risponderà alle aspettative nutrite in precedenza, scatenando, anzi, reazioni parossistiche, contraddittorie, nell’indole vulcanica e cinica (e prima più che accomodante) del marito appartenente all’altra coppia, ricordando l’escalation di Carnage di Yasmina Reza portato sul grande schermo da Roman Polanski. Diventa difficile stabilire chi abbia paura di chi e chi si debba realmente temere: se i veri fantasmi di cui aver paura siano quelli della visionaria Greta, i vicini, oppure qualcuno che realmente rivendica la sua presenza nel condominio. A destare maggiore inquietudine, infatti, il fantasma di un’anziana donna che aveva in passato vissuto nell’appartamento accanto: le sue apparizioni, nonché la funzione drammaturgica del suo personaggio, sembrano ripercorrere quelle del famoso film di Alejandro Amenabar The Others.

Gli effetti illuminotecnici e sonori, la bravura mostruosa dei quattro interpreti principali – oltre a Paravidino e a Iris Fusetti ci sono Sara Putignano e Davide Lorino – fanno di questa già sostanziosa scrittura uno spettacolo interessante e godibile: da paura.


Dettagli

  • Titolo originale: I vicini

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