Arti Performative

Danio Manfredini // Cinema Cielo

Valentina Solinas

Il racconto dello spettacolo tra arte abietta, poesia e teatralità che valse a Danio Manfredini l’Ubu per la regia nel 2004, riportato in scena nella sala del Teatro Era di Pontedera lo scorso 19 febbraio

Un cinema che ospita la performance e un palcoscenico su cui è ricreato l’interno di un cinema. Una doppia simulazione che s’insinua sul limite sottile dell’azione artistica e della rappresentazione teatrale; è così che si può descrivere Cinema Cielo, lo spettacolo di Danio Manfredini.

Cinema Cielo è nato con la fusione di due lavori diversi: il progetto di un dramma radiofonico ispirato agli ambienti e ai frequentatori del Cielo, storico cinema a luci rosse di Milano, e l’abbozzo per una sceneggiatura filmica sul romanzo Nostra signora dei fiori di Jan Genet; entrambe le stesure si dispiegano attraverso il complesso montaggio scenico di Manfredini, il quale apre lo spettacolo interpretando una trans dalle ali rosse, una sorta di guida che conduce il pubblico attraverso l’intricata sovrapposizione dei piani narrativi. La scenografia pensata da Manfredini è una ricostruzione della sala del Cielo, con gli spettatori esposti verso il pubblico reale del teatro, una struttura a specchio che catapulta i presenti nell’atmosfera che resta così sospesa tra il surreale e il realistico, dove poco alla volta si presentano gli avventori del cinema: un marchettaro sordomuto, una cassiera petulante, un immigrato ex spacciatore e un anziano direttore lascivo.

Durante le vicende dei miserandi personaggi scorre il film Nostra signora dei fiori, di cui il pubblico reale può ascoltare solamente il sonoro, con i dialoghi che Manfredini aveva scritto per la sua sceneggiatura mai portata sugli schermi. La soggettiva della trans sembra confusa nella trama di ricordi surreali, dove le voci che animano i personaggi di Nostra signora dei fiori sono reificate nei corpi degli abietti del cinema Cielo, che si muovono meccanicamente, frammentando l’azione, il più delle volte esplicitamente oscena. E l’abiezione e la trivialità, parafrasando il critico americano Hal Foster, squarciano lo schermo dell’arte che protegge lo sguardo dello spettatore, al quale è consegnato il doppio ruolo di voyeur e fruitore; meccanismo insito nell’azionismo e nella body art, ma che nelle regie di Danio Manfredini è del tutto normale. Difficile non perdersi nelle trame intricate di uno spettacolo che racconta un romanzo, illustrandolo attraverso sequenze altamente pittoriche, povere di una struttura drammaturgica vera: un esempio è la scena poetica di Giuseppe Semeraro (interprete insieme a Manfredini, Patrizia Aroldi, e Vincenzo Del Prete) che danza sotto una pioggia di coriandoli, a ritmo di The Great Gig in the Sky dei Pink Floyd, che si espande nella sala, o la richiesta di aiuto della trans in ginocchio, di fronte al Gesù crocifisso interpretato da Del Prete, quasi una crocifissione rinascimentale.

Cinema Cielo è la prova di accostamento riuscito tra cultura alta e bassa, con la variegata colonna sonora che annovera Eminem, Radiohead e Pink Floyd, e accompagna i quadri scenici ispirati all’arte di Francis Bacon, da anni “musa” di Manfredini. A suo modo, un esercizio di stile registico che ha funzionato (ed è valso a Manfredini il premio Ubu per la miglior regia nel 2004), continuando a essere un documento storico-sociale del passato, e del presente.


Dettagli

  • Titolo originale: Cinema Cielo
  • Regia: Danio Manfredini
  • Musiche: Marco Olivieri
  • Produzione: Emilia Romagna Teatro Fondazione, Festival Santarcangelo dei Teatri
  • Cast: Patrizia Aroldi, Vincenzo Del Prete, Danio Manfredini, Giuseppe Semeraro


Altro

  • Ideazione: Danio Manfredini
  • Assistente alla regia: Patrizia Aroldi
  • Luci: Maurizio Viani
  • Distribuzione: La Corte Ospitale
  • Visto il: Domenica, 19 Febbraio 2017
  • Visto al: Teatro Era, Pontedera

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