Arti Performative

Clinica Mammut // Del sordo rumore delle dita_Trascrizione

Renata Savo

Al Teatro dell’Orologio, in scena, un lavoro di teatro-installazione che ricalca le tracce lasciate da Pier Paolo Pasolini sulla cultura presente


 

Pier Paolo Pasolini è stato uno di quei personaggi quasi mitologici del Novecento italiano: scrittore, poeta, tragediografo, cineasta, lungimirante profeta dei nostri tempi. La sua opera e il suo pensiero nelle scuole – almeno quando io le frequentavo – figuravano puntualmente tra i programmi d’insegnamento, ma poi, come tutto il Novecento d’altra parte, non c’era mai abbastanza tempo da dedicargli. Ricordo ancora il mio primo incontro con la sua opera, ultimo anno di liceo. Grazie a un’appassionata insegnante di latino e greco riuscimmo appena a leggere Medea e Edipo Re attraverso le sue pellicole. Dopo quel felice scontro a scuola, nonostante le buone intenzioni del ministero, la mia personale esperienza ha incontrato sul nome di Pier Paolo Pasolini soltanto il silenzio. Il buio.

Assolutamente leciti, quindi, appaiono gli spunti di riflessione lanciati da Clinica Mammut con Del sordo rumore delle dita_Trascrizione. Un lavoro definito quasi come un esperimento da Alessandra di Lernia e Salvo Lombardo, che si sono messi sulle tracce di Pier Paolo Pasolini cercando di indagare il senso profondo di ciò che resta, oggi, dell’uomo ed intellettuale a tutto tondo come pochi nel presente se ne conoscono – e se ne contano, è il caso di dirlo, sulla punta delle dita.

Non parlare di Pasolini equivarrebbe senza soluzione di continuità a riconoscere un vuoto, culturale e umano. E si sa che nel vuoto, senza l’aria, i suoni non passano. Non c’è messaggio che possa arrivare a destinazione. Clinica Mammut afferra pienamente questa sensazione e la traduce sulla scena in una sorta di teatro-installazione, encomiabile per l’efficacia con cui riesce a comunicare per immagini ancor più che attraverso le parole. E’ stato come se le poesie che Pasolini ci ha lasciato venissero performate, visualizzate, scivolando come le dita sul vetro che si vorrebbe oltrepassare, diventando materia sonora che colpisce i sensi e, allo stesso tempo, poesia visiva che s’imprime sulla retina, con delicata sensualità. «La morte non è nel non potere più comunicare, ma nel non potere più essere compresi», scriveva Pasolini. Nella loro performance, dalla durata contenuta di circa quaranta minuti, Alessandra di Lernia e Salvo Lombardo sono riusciti a comprimere frammenti di vita, registrazioni, pensieri, poesie, la sua filmografia (richiamata dal “piano americano” cinematografico realizzato attraverso un sapiente dispositivo scenico che crea una barriera, una “quarta parete trasparente” tra la scena e gli spettatori), citazioni dal panorama artistico rinascimentale – i ritratti del cupo Antonello da Messina, la nota Deposizione di Andrea Mantegna – che tanto amava il Pasolini cineasta; correndo il rischio di «morire», di non essere compresi, e invece, questa restituzione attuale dell’essere Pasolini, e di ciò che ha rappresentato, non solo sopravvive, ma fa anche luce.

E proprio della luce si sono serviti i Clinica Mammut per dare voce al silenzio immoto del nostro presente, la luce senza la quale nessuna forma di vita sarebbe possibile. Pasolini l’aveva intuito, che «nessuno deve capire che l’autore è un essere inferiore, che come un verme striscia per sopravvivere». Del sordo rumore delle dita_Trascrizione, in tal senso, disegna anche una parabola che interseca passato, presente e futuro esprimendo l’anima di tutti i poeti, gli artisti, gli autori la cui voce e il fermento ancora «restano afferrati all’interno».


Dettagli

  • Titolo originale: Del sordo rumore delle dita_Trascrizioni

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