Borsa, titoli, broker, agenti, delegati amministrativi: sono solo alcuni dei tag capaci di stimolare la nostra immaginazione verso quel mondo finanziario a noi tanto sconosciuto e di cui percepiamo solamente gli effetti, ma non ne vediamo le cause, gli agenti e i protagonisti. Dietro la finanza ci sono, come in ogni ambiente lavorativo, scontenti, speranzosi, delusi e soddisfatti che inseguendo le più disparate passioni si sono ritrovati ad indossare giacca e cravatta, rigorosamente in bianco e nero, per gestire flussi di moneta che in poche ore decidono ogni giorno le sorti di un’azienda ma anche del mondo. Il finanziere di vecchia data, il fresco studente della Bocconi e un consumato annoiato affarista sono solo alcuni dei volti che cercano di dare una geografia umana a quella misteriosa classe dirigente che lavora instancabilmente tra numeri, display e sguardi d’intesa per segnare il colpo giusto, per sé e per gli altri.

Ex/Out si sofferma su un tassello della nostra società che ha da sempre nutrito il nostro immaginario collettivo di figure misteriose, eleganti e senza cuore, che hanno deciso di studiare la codificazione numerica delle nostre esistenze per rubare in silenzio ma con classe. A farne da sfondo una Milano silenziosa, ferma, che prova a svelare gli attori e le gesta degli uomini seduti dietro ai vetri di lussuosi e imponenti grattacieli.

La finanza ancora oggi è e resterà sempre un mondo altro, con un codice e un linguaggio proprio comprensibile solo a chi decide di entrare a farvi parte: una considerazione drammatica che emerge chiaramente dal documentario, nato da un’idea di Andrea Segre. Un mondo però che, riservato a pochi, si presta a svelare vizi e virtù umane messe a dura prova dalle promesse dei sali e scendi della borsa: offrire tanto denaro ma poco tempo ai suoi manipolatori, persone comuni sospese tra il proprio tornaconto e un desiderio di potere teso a costruire un mondo migliore e, pur se nella contraddizione del mestiere, equilibrato.

Un argomento così attuale e fiammante, avrebbe meritato una trattazione differente, anche più coraggiosa e incisiva, che non si limitasse a raccogliere testimonianze di potenziali e invecchiati finanzieri. Una regia suggestiva e un montaggio accattivante, non bastano a colmare le mancanze di un lavoro che sembra suscitare una fervente aspettativa all’inizio, lasciando un’inevitabile amaro in bocca nel suo sviluppo.