Cinema

Che vuoi che sia: Il sapore agrodolce del progresso tra pubblico e privato nel web

Valentina Esposito

Sulla vecchia scia della commedia all’italiana, Edoardo Leo lancia una bomba a orologeria sulla nostra percezione del web con Che vuoi che sia.

Sono ormai la gran parte, se non tutti, i film italiani che presentano una sorta di marchio di garanzia, economico prima di tutto per chi produce, di essere stati riconosciuti come di interesse culturale. In sala qualcuno è scettico, precisamente un pubblico più veterano, nel ritenere Che vuoi che sia, il nuovo film di Edoardo Leo, meritevole di una tale definizione.

In realtà la definizione di culturale oggi ha subito delle variazioni circa la sfumatura di significato, davvero notevoli. Partiamo dal termine cultura che oggi fa riferimento a un patrimonio di beni artistici materiali e immateriali, e tra quest’ultimi vi rientrano, anche se con non poche questioni problematiche legate al diritto d’autore e a svariate analisi di natura interpretativa della terminologia, anche i film o più specificamente gli audiovisivi.

I film quindi sono cultura, e di conseguenza sono culturali nella misura in cui esprimono, suggeriscono, promuovono, registrano, a seconda degli intenti dell’autore e del genere di riferimento, una visione, una porzione di realtà generalmente percepita, espressa poi nel linguaggio più consono e vicino alla sensibilità di un autore.

Che vuoi che sia possiamo azzardarci a definirlo in quest’ottica come un film di grande interesse culturale, e che per certi aspetti, per quanto silenzioso, non eccessivamente pubblicizzato e firmato da un autore al pubblico noto ma di fama misurata, è una vera bomba a orologeria per i tempi che corrono.

La storia è semplice e ordinaria: Anna/Anna Foglietta e Claudio/Edoardo Leo, coppia stabilmente rodata e felice fa fatica a sbarcare il lunario. Lui è un ingegnere informatico che si accontenta di fare il tecnico, lei una professoressa di Matematica che vive di supplenze.

Sognano un figlio, ma le circostanze non gli permettono di sostenere le spese per mettere su famiglia, e così presi dallo sconforto e un bicchiere di troppo, postano un video sulla piattaforma di crowdfunding creata da Claudio per dare vita a un suo progetto informatico. Poche donazioni fino ad allora che salgono alle stelle quando la coppia nel video annuncia che raggiunta la cifra massima, gireranno un porno.

La raffinata e vecchia commedia all’italiana, che il cinema nostrano a tentoni sta cercando di riesumare, aveva un pregio unico che affondava parte delle sue origini ad un gusto intinto ancora di neorealismo. In Che vuoi che sia si avverte nel suo sapore agrodolce ma soprattutto nella sua poetica leggera di raccontare una fetta di realtà, registrarla e darla nuda e cruda allo spettatore, e lasciarlo tornare a casa con un dubbio di portata amletica.

Questa è senz’altro “cultura” che presenta e mette in discussione, e che soprattutto non ci fa uscire dal cinema nella più completa evasione ma con la consapevolezza, e mai titolo fu più azzeccato, che oggi il “che vuoi che sia” lo diciamo con una certa leggerezza.

Edoardo Leo e la sua compagnia di sceneggiatori (Alessandro Aronadio,Marco Bonini, Renato Sannio), si può quasi dire mettano in crisi lo spettatore. Loro ci pongono un quesito, e fanno quello che farebbe in fondo ognuno di noi: non prendere posizione, o comunque la risposta ce la terremmo in camera da letto.

La domanda è sottilissima: tu ci penseresti al dubbio che si insinua in Anna e Claudio, nelle loro condizioni precarie e felici a metà per non poter permettersi una vita migliore e un figlio, a rifiutare la possibilità di guadagnare una cifra stellare semplicemente “(s)vendendo” la propria intimità?

E le risposte con tutte le annesse rispettabili motivazioni sarebbero davvero molteplici, nel film tutte correttamente inserite. Il ragionamento di Anna e Claudio è molto semplice: in fondo non dovrebbero fare null’altro di ciò che fanno normalmente, con il piccolo dettaglio che quel momento, non privo di una certa aurea di esibizionismo, da privato diventerà pubblico, alla portata di tutti, e per sempre imbrigliato nella tela del web.

Loro però intanto il bambino e una vita migliore se la potranno permettere, dimenticandosi però di quel valore sacro, misterioso, intimo e privato che ha da sempre accompagnato l’atto sessuale. Una sorta di patto col diavolo.

È vero. Qui parliamo di intimità, parliamo d’amore e di sesso. Ma la propria identità conta poi così meno? In fondo nell’era di Facebook ne svendiamo un po’ ogni giorno, con tutte le impostazioni da personalizzare all’occorrenza, certo, eppure le nostre foto, i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre vite sono anche lì. E spesso ci sono anche impostazioni di base che non possiamo modificare.

La questione allora deve essere ricercata altrove: non è il video porno o l’account Facebook è piuttosto ragionare su come e quanto sia cambiato il valore che diamo alla sfera completa della nostra intimità in quanto persone, se oggi possiamo ancora realmente percepirne il limite tra pubblico e privato, o se ne siamo stati del tutto privati, anche inconsapevolmente.

E se vogliamo essere coraggiosi potremmo andare ancora oltre: c’è una comunicazione costante tra pubblico e privato, e se il primo entra in crisi è inevitabile che per effetto “virale” anche il secondo ne risenta alterando e modificando anche la nostra percezione della vita, spesso costretta o labilmente predisposta a scendere a compromessi con un progresso ricco di contraddizioni.


Dettagli

  • Titolo originale: Che vuoi che sia
  • Regia: Edoardo Leo
  • Anno di Uscita: 2016
  • Genere: Commedia
  • Fotografia: Alessandro Pesci
  • Musiche: Gianluca Misiti
  • Costumi: Elena Minesso
  • Produzione: Italia
  • Cast: Edoardo Leo, Anna Foglietta, Rocco Papaleo
  • Sceneggiatura: Alessandro Aronadio, Edoardo Leo, Renato Sannio

Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti