Arti Visive

Reportage. Steve McCurry a Napoli

Maria Ponticelli

Lo scenario che si è presentato è quello della sala dei Baroni del castello del Maschio Angioino gremita di persone, soprattutto giovani, in attesa del grande fotografo Steve McCurry, e quando finalmente l’artista ha fatto il suo ingresso insieme all’assessore del Comune di Napoli Gaetano Daniele e al giornalista Roberto Cotroneo, il vociare di fondo ha fatto posto ad un lungo applauso ed una serie di flash fotografici.

“Ciao Napoli!”: così esordisce il fotoreporter americano autore dell’esposizione che dal 28 ottobre al 12 febbraio 2017 sarà ospitata nelle sale del Palazzo delle arti di Napoli, in Via De Mille, dal titolo “Senza confini”; dato il tema, l’assessore Daniele ha sottolineato come non poteva che essere ospitata a Napoli in quanto, per un casuale incontro con la storia, proprio qualche giorno prima la città assisteva ad uno sbarco di migranti. Altra casualità – ed inevitabile prima domanda del giornalista Cotroneo, che ha intervistato McCurry nell’incontro pubblico – riguarda l’arresto di Shara Bibi, la ragazza afghana dagli occhi verdi protagonista della celeberrima foto dell’artista americano e fermata in questi giorni in Pakistan per possesso di documenti falsi; McCurry ha evidenziato a tal proposito quanto sia paradossale il fatto che Shara Bibi sia stata per anni il simbolo dei rifugiati in Afghanistan ed oggi invece sia dallo stesso paese indesiderata, ed ha aggiunto di essere in contatto con lei dal 2001, anno in cui è riuscita a ritrovarla.

Davanti ad una sala piena di ragazzi, molti armati di fotocamere, è venuto quasi spontaneo domandare al fotografo qualche consiglio per quanti desidererebbero fare il lavoro di fotoreporter; McCurry introduce la sua risposta con una considerazione su quanto il mondo sia cambiato sotto la spinta delle interconnessioni  e quanto questo, di conseguenza, ne abbia mutato l’aspetto, anche geografico.  Tuttavia – aggiunge – in questa corsa generale ad adeguarsi ad un mainstream, Napoli riesce a conservare un carattere che la distingue e che  ciò la rende una città meravigliosa.

A questo punto l’intervista prosegue verso curiosità inerenti le scelte stilistiche ma anche emotive della fotografia di McCurry ed intervengono quindi considerazioni riguardo le connessioni che secondo il fotografo è necessario instaurare con i soggetti che si sceglie di fotografare, facendo notare quanto sia importante percepire la disponibilità di una persona nel voler essere fotografata. Nessuna ostilità emerge nei confronti della fotografia digitale tanto che nel momento in cui gli viene posta la domanda McCurry si alza a scattare un selfie con il cellulare e con la platea esultante alle sue spalle mentre con inaspettata semplicità afferma di aver scattato diverse foto attraverso il cellulare e di apprezzare il fatto che un telefono sia meno invasivo rispetto ad una macchina fotografica ed in qualche modo meno ingombrante. Ad ogni modo aggiunge che il prerequisito imprescindibile e che fa la differenza in ogni caso resta la passione e la capacità di divertirsi con ciò che si sta facendo. Proprio per questo afferma di gradire Instagram, il diffuso social network sulla fotografia e di trovare divertenti i filtri tanto che cita l’affermazione del noto fotografo Adams secondo cui i negativi rappresentano gli spartiti della fotografia e le foto la sinfonia. Non trascura però di far notare che qualsiasi intervento sulla fotografia, che si tratti di post produzione o di filtri, non può e non deve distrarre chi guarda dal contenuto della foto stessa.

McCurry accoglie con un sorriso e con tanta disponibilità una delle ultime domande di questa lunga intervista così, quando Cotroneo gli chiede di citare cinque delle sue foto che ama maggiormente, egli risponde “Non ho mai fatto questo gioco prima ad ora ma lo farò oggi con voi qui” e prende a stilare velocemente la classifica che vede al primo posto la ragazza afghana seguita dalla tempesta di sabbia e poi ancora il cane sulla soglia che aspetta di entrare ed infine i cammelli in fuga dai pozzi petroliferi e il pescatore dello Sri Lanka. Il fotografo pare aver gradito questa domanda e ne cita persino una sesta ricordando la foto scattata a Roma ad un uomo che legge il giornale con alle spalle un cane che sembra leggerlo insieme a lui.

Arrivati alla fine dell’intervista, McCurry sempre con molta disponibilità si concede al pubblico della sala per autografi e fotografie.

 

 

 



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