Arti Visive

Malick Sidibé, il fotografo che raccontava l’Africa

Gabriella Bologna

 

Mentre il mondo piange la scomparsa di Prince, pochi giorni fa è avvenuta un’altra perdita nel mondo della cultura. All’età di 80 anni è morto Malick Sidibé, fotografo africano che raccolse nei suoi scatti la società post coloniale del Mali degli anni Sessanta e Settanta, periodo di transizione dal colonialismo all’indipendenza.

Nato nel 1936 a Soloba, una piccola città dell’allora Sudan Francese oggi nel sud est del Mali, Sidibé rappresenta un caso più unico che raro nel panorama della fotografia africana. La sua formazione avviene negli anni ’50 nello studio del fotografo Gérard Guillat dove nessuno gli insegna a fotografare, ed è fortunato perché gli viene concesso di acquistare un apparecchio fotografico tutto suo. Ma il ragazzo osserva e impara, e nel 1960 il Mali ottiene l’indipendenza dalla Francia.

Questo cambia tutto: nel 1962 apre un atelier fotografico a Bamako realizzando soprattutto ritratti in studio, ma anche immagini di feste ed eventi. Questi sono i suoi scatti più noti: la sua capacità di catturare l’ottimismo e l’energia delle giovani generazioni per la recente indipendenza attraverso il movimento dei corpi che ballano diventa la sua cifra stilistica e gli vale l’appellativo “l’occhio di Bamako”. La liberazione non è solo politica ma anche sociale e culturale. I giovani africani per la prima volta sperimentano il ballo come mezzo per avvicinarsi all’altro sesso: “music liberated African youth from the taboo of being with a woman” spiega in un’intervista a LensCulture.

Sidibé si afferma a livello internazionale negli anni ’90 quando espone alla Fondation Cartier di Parigi, al Museum of Contemporary Art di Chicago e in altre istituzioni europee e statunitensi. La consacrazione avviene del decennio successivo e le sue opere conquistano anche l’Italia: nel 2001 espone alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e nel 2007 La Biennale di Venezia gli conferisce il Leone d’Oro alla carriera in occasione della 52esima Esposizione d’Arte.

Vincitore del World Press Photo nel 2010, il cronista della vita del suo paese è ormai un affermato artista internazionale che si dedica anche a fotografie di moda e molto altro. Le sue immagini, che contano decine di migliaia di negativi, sono oggi nelle collezioni di prestigiose istituzioni culturali come il MoMA di New York e il Getty Museum in California.

In un’intervista al quotidiano “The Guardian” Sidibé affermava che un fotografo deve avere il talento di osservare ma anche le idee chiare su cosa vuole ottenere e lui, cosa voleva, lo sapeva bene: “It’s a world, someone’s face. When I capture it, I see the future of the world.”

 

 



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