Arti Performative

#Teatrografie. Scimone/Sframeli // Due amici

Giovanni Bottiglieri

Il giorno 4 dicembre, nell’ambito della rassegna teatrale “Teatrografie”, c’è stata la proiezione del film “Due Amici”, presentato allo spazio salernitano “Teatri Sospesi”. 


 

Il film, del 2002, è tratto dallo spettacolo teatrale Nunzio e non è una semplice trasposizione cinematografica di un testo teatraleLa trama narra di due siciliani emigrati al nord, Nunzio e Pino, che vivono nello stesso appartamento. Nunzio è una persona semplice e religiosa, ma è afflitto da una tosse persistente causata dalle polveri che aspira ogni giorno in fabbrica. Pino è un malvivente legato a un pescivendolo; viaggia di continuo per degli omicidi su commissione, e l’amico Nunzio, un po’ ingenuo, rimane affascinato dal suo continuo viaggiare. Un giorno Nunzio si innamora di Maria, una ragazza incontrata nelle scale del condominio, alle prese con una radio non funzionante. Pino tenta in tutti i modi di aiutare l’amico a conquistare Maria, ma l’impresa si rivela inutile, in quanto lei è già innamorata di un barista, per un’assurda coincidenza che ha a che fare proprio con la radio. Nunzio è abbattuto, ma Pino, affezionato all’amico più di ogni altra cosa, decide di lasciare il suo lavoro eliminando il pescivendolo e, deciso a cambiare vita, parte nuovamente in treno, ma questa volta in compagnia dell’entusiasta Nunzio.

Ciò che conferisce autentico respiro cinematografico all’opera è la dettagliata messa in scena della back story di Nunzio, mostrato al lavoro nella fabbrica dove ha contratto la sua malattia. Lo spazio si apre su una scena non più angusta e ruotante attorno al tavolo della cucina, ma sulla strada, in cui i due si danno appuntamento, caratterizzati, inoltre, in maniera più approfondita che in teatro. Nel caso di Nunzio vediamo l’ambiente che lo circonda, il capo, i colleghi e le sue donne che, rispetto alla pièce teatrale, sono le sue donne e non quelle di Pino; questi invece, nel lungometraggio agisce, pensa e si comporta come un vero e proprio malvivente e il film riesce a sottolineare i momenti più violenti e drammatici della vita del killer, attraverso le azioni, gli incontri e gli scontri. Un’altra fra le differenze con l’opera teatrale è il lavoro, compiuto da Scimone e Sframeli, sui silenzi, fondamentale elemento da tener presente per tentare di comprendere meglio il teatro di questi due autori e attori. I silenzi si accumulano in teatro dopo il completamento di un fitto dialogo botta e risposta, mentre nel film ciò è stato stravolto, in senso buono, dall’esigenza dell’opera di procedere in avanti con la trama e le varie sottotrame. Queste sottotrame sono un’altra importante differenza con Nunzio, poiché sottolineano i momenti comici, quelli sentimentali e quelli più drammatici e violenti attraverso dei personaggi che si incastrano molto bene sia con la vicenda, sia con i protagonisti. La presenza di differenti qualità umane, rende questo lungometraggio una riproduzione dalla enorme varietà di sentimenti umani.

L’esigenza cinematografica viene soddisfatta perfettamente senza essere spiegata, ma mostrata attraverso un cinema fatto di corpi – qui si nota l’influenza assolutamente teatrale – mantenendo una coerenza con lo splendido lavoro di caratterizzazione fisica e psicologica dei personaggi ad opera degli autori. Questo lungometraggio, che va assolutamente recuperato, è stato inoltre oggetto di riconoscimenti tra i più prestigiosi, quali: premio Luigi De Laurentiis per la migliore opera prima alla 59ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia; e i due registi sono stati nominati al David di Donatello 2003 nella categoria miglior regista esordiente.



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