Arti Performative

Khora Teatro/Vinicio Marchioni // L’eternità dolcissima di Renato Cane

Gertrude Cestiè

La morte è punto di partenza per provare a ri-lanciare la vita in una diversa prospettiva di eternità, nello spettacolo d’esordio alla regia di Vinicio Marchioni andato in scena al Teatro Brancaccino di Roma per la rassegna “Lo spazio del racconto”

Morte: atto finale, punto di arrivo, ineludibile, di una vita.

E se ne si facesse, invece, il punto di partenza di qualcosa?

È quello che accade nella drammaturgia di Valentina Diana, autrice del monologo L’eternità dolcissima di Renato Cane andato in scena in prima nazionale al Teatro Brancaccino di Roma dal 3 al 6 novembre.

Marco Vergani è protagonista della pièce diretta da Vinicio Marchioni e prodotta da Khora Teatro, spettacolo andato in scena nell’ambito della rassegna “Lo spazio del racconto” a cura di Emanuela Rea e che affronta il tema della morte collocandolo, non senza una certa ironia, in un mondo e una società – la nostra – che tratta con rispetto solo ciò da cui si può trarre profitto.

Si esiste solo se si “produce” altrimenti si è nulla: e allora come la si mette con la morte che, come termine della vita, di certo ci fa smettere di essere animali produttivi e consumatori? Ci si inventa un modo per venderla. La promessa della redenzione e dell’eternità della propria anima ha un prezzo e, solo dopo aver contratto il patto, ci si accorge di quanto questo sia ben più alto della cifra versata.

Marco Vergani è un Faust che ha venduto l’anima a un diabolico nano che si diverte a vendere la morte in un mondo di “morti potenziali”, ma il senso ultimo dello spettacolo sembra trascendere e andare oltre il discorso della vendita della morte.

Lo spettacolo, che affronta –  e si scontra col – cinismo contemporaneo dilagante, cerca nella morte non un punto d’approdo, bensì lo spunto di partenza per lanciare, o meglio, provare a ri-lanciare la vita in una diversa prospettiva di eternità.

È forse solo quando si è certi di morire che ogni cosa della vita frenetico-produttiva perde importanza e senso, mentre altre ne acquistano di nuovi: in questo clima, il protagonista vive tra un solitario abbandono al destino e una rinnovata voglia di liberarsi dalla vuota vita dell’animale produttivo, per godere eternamente di quella dell’uomo sognatore e coltivatore di passioni. Unico punto di contatto tra la vecchia vita di Renato Cane, rappresentante di una casa farmaceutica, e il Cane d’oggi, che attende la sua morte divertendosi a ritrarre figure con la pittura schiacciata, rimane un farmaco, la “benedizione” che, per la durata minima della sua assunzione, lo catapulta nel wonderful world, eterno, colorato e luminoso come le farfalle ritratte nelle sue pitture schiacciate.

Marco Vergani vive il piccolo spazio scenico in una tale presenza e abbondanza che non ci si stanca mai di seguirlo nel suo viaggio a metà tra il festoso sogno psichedelico e le buie confessioni di un uomo solo e spaventato.

La resa scenica su cui interviene Vinicio Marchioni – al debutto come regista – risulta molto puntuale: l’alternanza di luci al neon e buio è semplice, lineare, e al contempo estremamente efficace nel richiamare l’attenzione a ogni passaggio drammaturgico.

Sovente, poi, la musicalità della strofa spezzata del brano What a Wonderful World esemplifica magistralmente quel tentativo di ricercare nuovi stimoli e opportunità per tornare a dare ancora un senso alla vita. E, soprattutto, all’eternità.


Dettagli

  • Titolo originale: L'eternità dolcissima di Renato Cane
  • Regia: Vinicio Marchioni
  • Anno di Uscita: 2016
  • Costumi: Fujiko Hishikaua
  • Cast: Marco Vergani


Altro

  • Disegno Luci: Andrea Burgaretta
  • Supervisione Artistica: Milena Mancini
  • Aiuto Regia: Alessia Pellegrino
  • Assistente di Produzione: Luisa Iandolo
  • Comunicazione: Tiziana Cusmà
  • Testo: Valentina Diana
  • Visto il: Domenica, 06 Novembre 2016
  • Visto al: Teatro Brancaccino, Roma,

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