Arti Performative

Enrico Maria Lamanna // Notturno di donna con ospiti

Marcella Santomassimo

Messo per la prima volta in scena nel 1996, Enrico Maria Lamanna riporta in vita, al Teatro Sala Umberto, una ripresa dal sapore vintage dell’opera di Annibale Ruccello


 

Autore di testi quasi tutti ambientati nella contemporaneità, Annibale Ruccello nasce a Castellamare di Stabia e le sue origini napoletane se la porta dietro nella produzione drammaturgica frutto di quel teatro degli anni ’80, intriso di influenze antiche e moderne. La lingua è quella derivata dalla commistione tra l’italiano, la lingua straniera, barbara, senza sapore e senza storia dirà Donna Clotilde in Ferdinando, unica sua opera ambientata nell’Italia di fine ‘800, che si era affermata come lingua ufficiale, e l’idioma napoletano che resisteva come lingua audace del popolo.

Scomparso prematuramente, ci ha lasciato opere che delineano principalmente personaggi femminili complessi la cui esasperazione è portata allo strenuo della pazzia, prototipi delle donne di quegli anni, che faticano a trovare una propria dimensione sociale; emarginate e appiattite dalla solitudine umana e coniugale. Unici appigli e collegamenti con l’esterno: il telefono, valvola di sfogo, il televisore, scatola di sogni e desideri e la radio. Adriana è forse il suo personaggio più sfaccettato e terribilmente attuale. Casalinga in una casa nella periferia di Napoli, zona residenziale dove “Rai Uno non si vede”, con il marito Michele (Mimmo Esposito), metronotte, e i suoi due figli, che dormono al piano di sopra, e un terzo in arrivo. In una sera d’estate come tante Adriana riceve ospiti: Rosaria (Rosaria De Cicco), compagna di classe dell’infanzia, fa irruzione in casa sua inseguita da due delinquenti, a lei faranno seguito il giovane marito Arturo (Andrea De Venuti), furioso di gelosia, e l’amante Sandro (Luigi Iacuzio), fidanzato dell’adolescenza di Adriana dal quale la donna aspettava un bambino, e il lato più meschino di Michele. In un’unica notte gli scanzonati fantasmi di Adriana la prendono in ostaggio, la deridono, la umiliano, la riportano indietro nel tempo. Gli ospiti e i continui flashback di momenti della sua vita con una madre carabiniera, arcigna e chiassosa e un padre silenzioso, malato e martire, spingeranno Adriana a togliersi di dosso la sottana e il grembiule di moglie e mamma, ad indossare quel vestito da sposa simbolo della sua infelicità mai confessata e in preda alla follia compiere il gesto estremo. Medea che uccide per vendicare se stessa, condotta allo stremo della famiglia, della società e delle male lingue. Anima bianca, ingenua, senza malizia, come lo era anche Anna Cappelli, uccide in un momento in cui la ragione si annulla, “non so nemmeno io com’è potuto succedere, nun l’aggio fatto apposta”. La preoccupazione per la tosse del figlio più piccolo Alfredino ripetuta più e più volte durante la pièce fino a rasentare il comico, gelerà le coscienze nell’atto finale.

Notturno di donna con ospiti nell’adattamento di Enrico Maria Lamanna con Giuliana De Sio è stato messo per la prima volta in scena nel 1996 inaugurando un ciclo fortunato di oltre 700 repliche, grazie alla sfacciata bravura della De Sio nell’interpretare Adriana, un personaggio che pareva essergli penetrato nella pelle, e la complicità di Rino Marcelli. A distanza di quattordici anni dalla sua messa in scena nulla è cambiato, a parte gli attori secondari e la maturità interpretativa della De Sio. Gino Curcione, nel doppio ruolo della madre e del padre di Adriana, fa di tutto per non far sentire la mancanza di Marcelli, cadendo spesso nella pura imitazione. Stessa scenografia (qualche piccolo tocco di ammodernamento qua e là) stessi costumi; insomma, Enrico Maria Lamanna non tenta di svecchiare il suo adattamento, quasi fosse intoccabile, e preferisce una vera e propria ripresa, dal sapore vintage.


Dettagli

  • Titolo originale: Notturno di donna con ospiti

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