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A Bologna si ricorda Francesco Zanardi, il “sindaco del pane” che trasformò la città, nello spettacolo di Youkali. Intervista all’autrice Simona Sagone

Pietro Perelli

È ancora attuale parlare oggi di una figura che ha segnato la vita politica bolognese e italiana nella prima metà del Novecento? Risponde Simona Sagone, autrice, interprete e regista di uno spettacolo dedicato alla vita e alle opere di Francesco Zanardi, in scena sabato 15 luglio nella cornice del Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna

Francesco Zanardi, politico socialista dei primi del Novecento fu una figura di grande spessore e all’avanguardia. In questo 2017 decorre il centesimo anniversario del Forno del Pane con il quale durante la Prima Guerra Mondiale l’allora sindaco cercò di aiutare i suoi concittadini in un periodo in cui era difficile reperire beni di prima necessità come il cibo. È per questa ricorrenza che l’associazione Youkali propone uno spettacolo itinerante all’interno del Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna, interamente dedicato a Zanardi e interpretato e scritto da Simona Sagone, accompagnata dalle musiche di Salvatore Panu. L’associazione Youkali non è nuova a messe in scena con sfondo profondamente politico e sociale come ci è suggerito anche da alcuni titoli quali Le regole del migrare e Las Madres – racconti e poesie delle madri di Plaza de Mayo.

Nello spettacolo che va in scena sabato 15 luglio, dal titolo Zanardi: pane, alfabeto e socialismo, ci troviamo a cavallo tra la città e l’Italia intera: Zanardi non è stato solo sindaco ma anche uno dei padri costituenti, e raccontare la sua storia può essere un’operazione di grande richiamo all’attualità politica.

Tra le linee di questa intervista, infatti, possiamo captare riferimenti più o meno velati a casi che scuotono la cronaca politica italiana dei nostri giorni. Pensiamo, per fare un esempio, al caso dei vaccini che da mesi riempie intere pagine di giornali o a quello dello stabilimento balneare di Chioggia inneggiante al ventennio fascista. In una scuola che tende sempre meno al sapere e sempre più alla produttività è importante trovare altri luoghi in cui parlare di storia o di scienza. Resta da capire quanto questo possa essere importante per un pubblico che probabilmente non rappresenta la massa del cittadino medio e che in grande parte sarà attratto da una figura che già conosce.

Abbiamo chiesto a Simona Sagone di raccontarci dello spettacolo svelandoci anche i motivi della sua attualità.

 

Per quale motivo avete deciso di proporre uno spettacolo su Francesco Zanardi oggi?

Per due ragioni. È il centenario del Forno del Pane che il Comune di Bologna voleva festeggiare ed era uno dei temi richiesti dal bando dell’istituzione Bologna Musei per la stagione teatrale alla Certosa. Conoscevo, inoltre, il personaggio di Zanardi che tutti gli anni viene ricordato a Palazzo d’Accursio. Il 15 di luglio (anniversario dell’insediamento) abbiamo deciso con la collaborazione di AICS Bologna di proporre questo spettacolo, Zanardi: pane alfabeto e socialismo. È quindi iniziata la fase di ricerca nella quale ho cercato di approfondire tematiche meno conosciute sulla figura di Zanardi. Ho scoperto che è stato il sindaco di Poggio Rusco mentre studiava all’Università di Bologna, e che lì ha iniziato a fare attività politica aiutando i contadini a costituirsi in cooperativa. È stato poi assessore all’igiene a Bologna (1902-1905) nella giunta Golinelli. Da farmacista e chimico, ha fatto una grande battaglia igienista dapprima come assessore e successivamente come sindaco battendosi contro il proliferare delle infezioni. Già allora tentò di proporre vaccinazioni gratuite e obbligatorie di cui oggi tanto si parla. Quando la giunta si dovette dimettere per forti opposizioni lui rimase in città come consigliere di minoranza finché, nel 1914, non ci fu l’occasione di creare una lista di maggioranza composta solo da socialisti con la quale vinse le elezioni il giorno dell’attentato a Sarajevo. Fu possibile anche grazie al varo da parte del governo Giolitti del suffragio universale maschile. Si prospettò così un cambio molto importante, da governi moderati e immobilisti a un governo socialista e progressista. Bologna, infatti, era rimasta l’unica isola bianca in una provincia rossa. Con Zanardi iniziò una politica socialista, atta a favorire le classi popolari. Lottò per garantire l’istruzione al popolo, durante la guerra aprì le scuole all’aperto, promosse le colonie per bambini poveri. Dopo l’entrata in guerra dell’Italia cercò di garantire il fabbisogno dei bolognesi aprendo negozi comunali per contrastare l’aumento dei prezzi dei generi di largo consumo. Si batté per dare istruzione ai figli dei militari impiegati in guerra, ai figli dei poveri, sapeva che la battaglia sarebbe stata su «pane e alfabeto», che infatti fu il suo slogan. Ha fatto cose concrete che hanno cambiato spirito e volto a questa città.

Come hai lavorato allo spettacolo?

Essendo io donna la cosa difficile è stata parlare di Zanardi attraverso personaggi femminili. Era un’epoca in cui la politica era tutta maschile e le donne non avevano ancora voce in capitolo. Ho quindi cercato cinque personaggi femminili che potessero raccontare la figura di Zanardi sindaco: una prima scelta è ricaduta su una contadina di Poggio Rusco che racconterà come Zanardi abbia cambiato la vita in quelle campagne; poi sarò Bologna in persona risvegliata dalla “Squilla Socialista” (giornale socialista) contro l’immobilismo dei governi precedenti; nella terza scena sarò la moglie di Zanardi, Angiolina, e parlerò dell’avvento del fascismo e della strage di Palazzo d’Accursio (21 novembre 1920) per evitare l’insediamento della nuova giunta socialista guidata da Enio Gnudi. Una bidella, invece, racconterà il passaggio dal fascismo all’Italia Repubblicana attraverso la scuola; in ultimo, una cantante lirica russa realmente esistita che ha cantato la Francesca da Rimini (opera di Riccardo Zandonai su libretto di Tito Ricordi, tratta dall’omonima tragedia di Gabriele D’Annunzio, ndr) in quattro rappresentazioni di Teatro Popolare volute da Zanardi, il quale negli ultimi mesi di mandato, dopo la fine della guerra, si pose come obiettivo quello di dare opportunità culturali al popolo attraverso rappresentazioni popolari: una figura eccezionale, di straordinaria modernità che apre i teatri al popolo quando ancora non se ne parlava.

Quali scelte avete fatto tu e Salvatore Panu per le musiche?

Abbiamo cercato di trovare una corrispondenza tra la musica popolare e ciò che racconto durante lo spettacolo. Proporremo L’Internazionale e l’Inno dei lavoratori che Zanardi fece cantare da orchestra e pubblico presso il teatro comunale nel ’19. Canteremo O Gorizia, tu sei maledetta per ricordare l’anti-interventismo, Figli dell’officina che segnerà la nascita degli Arditi del Popolo, coloro i quali iniziarono la Resistenza nei primi anni ’20. Per il tema dell’istruzione, invece, abbiamo scelto Ignoranti senza scuole, un canto delle mondine che racconta di donne ignorate ed ignoranti che venivano calpestate dai padroni ma che sono anche state, come dice la stessa canzone, «arma di progresso». In tutto lo spettacolo aleggia un che di femminismo citando anche il lavoro che le donne svolsero durante la prima guerra mondiale sostituendo nelle fabbriche i mariti in guerra e dimostrando di poter svolgere gli stessi mestieri dei mariti. Nonostante ciò, vennero rimandate a casa non appena i reduci tornarono dal fronte.

Toccherete cinque stazioni: su quali punti della Certosa è ricaduta la scelta?

Sono cinque luoghi diversi della Certosa. Inizieremmo alla tomba di famiglia dei Zanardi, da lì andremo al monumento ai Caduti della Grande Guerra. La tappa successiva sosterà presso la tomba di Gnudi, successore di Zanardi conosciuto per essere stato sindaco per un solo giorno a causa dell’irruzione armata di una squadra fascista a Palazzo d’Accursio il giorno del suo insediamento. Poi, ci sposteremo verso il monumento ai Caduti nella Seconda Guerra Mondiale, in cui ci sarà la scena dedicata alla scuola e al passaggio dal fascismo all’età repubblicana. Per l’ultima scena, abbiamo invece scelto un luogo molto bello come il Pantheon.              

Lo spettacolo parla di una figura fondamentale della storia bolognese. Possiamo considerarla solo un’operazione di memoria o vi sono elementi di attualità?

I riferimenti attuali sono moltissimi anche se non sempre esplicitati. Si parla di accesso all’arte da parte di tutti, di una giusta retribuzione per gli artisti, per i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo. Molto attuale è il riferimento ai vaccini e alla lotta fatta durante tutto il Novecento per debellare certe malattie che oggi stanno ritornando, e l’idea di fare politiche diverse, innovative, realmente dirette al popolo e non solo di interesse personale. Per questo Zanardi mi è parsa una figura di riferimento ancora oggi, così vicina al popolo.     

Come possiamo definire questa messa in scena: teatro politico, civile, sociale?

Tutto quanto: civile, politico e sociale. L’associazione Youkali da sempre affronta temi di grande attualità con un riferimento ideale forte. L’intento era quello di richiamare questi valori per cui Zanardi ha lottato. Ricordiamo anche che è stato uno dei padri costituenti, che si è battuto per la repressione delle attività fasciste. È sui giornali di questi giorni il caso dello stabilimento balneare a Chioggia. L’apologia del fascismo è reato, impresso nella nostra costituzione anche grazie ai padri fondatori come Zanardi, non dovremmo mai dimenticarcene. È importante anche studiare la storia attraverso gli spettacoli, soprattutto perché le giovani generazioni non hanno sempre una chiara idea di ciò che è stato il ventennio fascista, di ciò che è la Storia.

Quindi parlare di una figura come quella di Zanardi può aiutarci ad approfondire il presente?

Rispondo con questo esempio. Zanardi si è fortemente battuto per l’unione delle sinistre: nel ’54 è stato eletto in una lista unica composta da PCI e PSI. Questo potrebbe essere un elemento da ricordare anche perché la battaglia per l’unità delle sinistre è più che mai attuale.

Avete affidato la presentazione di questa prima replica a Stefano Zanardi, pronipote di Francesco Zanardi. Che valore ha la sua presenza?

Siamo molto onorati di poterlo ospitare e che lo spettacolo sia introdotto da lui per portare testimonianza diretta della loro famiglia. Nelle repliche successive, che si terranno a settembre, saranno invece due storici a introdurre lo spettacolo.



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