Arti Performative

Piccola Compagnia Impertinente – DUE, una piccola patria

Renata Savo

La vita di coppia rappresentata attraverso le sue tappe essenziali, in una messinscena muta impreziosita dalla musica di The Overbooking Orchestra

E’ impossibile descrivere l’essenza di un rapporto, fatto di gioie e dolori, premure e pazienza. Così, Paolo Alessandri e Pierluigi Bevilacqua, della Piccola Compagnia Impertinente, provano a dare una forma insolita all’amore: la forma di una messinscena muta, ma arricchita dal linguaggio del corpo (protagonisti sono Ramona Genna e lo stesso Bevilacqua) e da tanta buona musica, eseguita vocalmente dal vivo da Enrico Cibelli, e firmata The Overbooking Orchestra. Della Piccola Compagnia Impertinente nell’ultimo anno abbiamo visto dei buoni lavori, interessanti, impegnati, ricchi di inventiva. Questo lavoro, da vedere come un esperimento, senza il sorprendente contributo musicale – diciamolo – sarebbe stato poco più di un coacervo di banalità.

Sul palcoscenico vediamo l’evolversi di una storia molto semplice, scandita dai momenti essenziali della relazione fra un uomo e una donna: l’inizio e la fine (in realtà comincia tutto dalla fine) del rapporto, esemplificato attraverso una gestualità a volte poco chiara, altre volte persino prosaica – vediamo in continuazione baci, abbracci, e di durata eccessiva; altre idee, invece, appaiono sicuramente più avvedute (come quella di usare due piccoli alter ego, dei burattini). La vita di coppia viene fotografata nelle sue abitudini, nelle azioni quotidiane – il risveglio, l’intimità, le faccende domestiche: insieme i due edificano un mondo, una “piccola patria” (per citare la colonna sonora dello spettacolo), il cui equilibrio è così fragile che basta poco per alterarlo e spazzare via tutto. Il motivo preciso della dissoluzione resta oscuro: da una parte c’è sicuramente un tradimento e, dall’altra, delle avversità psicofisiche. Dal punto di vista narrativo, insomma, viene restituita un’immagine del rapporto molto superficiale e approssimativa, perché l’intento registico è teso, piuttosto, a rappresentare una parabola quanto più universale e simbolica.

Bravi, comunque, gli intermediari di quest’idea: gli attori e, soprattutto, Enrico Cibelli (ex Ratafiamm, band musicale indipendente) che, con i suoi testi e gli arrangiamenti musicali, ha impreziosito il lavoro spingendo lo spettatore a voler approfondire la conoscenza della sua musica. Sarebbe bello, infatti, se la collaborazione tra giovani artisti musicali e teatranti proseguisse in questa direzione, immaginando lo spazio teatrale come esemplificativo di quello sonoro, producendo qualcosa di spendibile. Al posto del videoclip – che sicuramente permette una maggiore diffusione, ma il cui coinvolgimento è, spesso, poco efficace – preferiamo la performance teatrale, la liveness dell’esperienza, come vetrina per promuovere gli artisti musicali emergenti. Che dite, la rilanciamo questa sfida?


Dettagli

  • Titolo originale: DUE, una piccola patria

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